Sul concorso per l’ampliamento di Palazzo dei Diamanti a Ferrara

“C’è un decreto che attribuisce al sottoscritto il coordinamento di tutti gli interventi, firmato da Fabio Granata e Salvatore Cuffaro. Se così non sarà, trascinerò il contenzioso in tribunale».

Così Vittorio Sgarbi nel 2004, intorno, o meglio dentro, la vicenda della Villa del Casale di Piazza Armerina (En), in aperto e violento contrasto con le proposte di celebrazione di un concorso internazionale di progettazione per intervenire sulla (ormai rimpianta) struttura progettata da Francesco Minissi. Il risultato, purtroppo, lo conosciamo.
Su sollecitazione dello stesso Sgarbi, gli Uffizi e Firenze hanno detto no all’ingresso del museo progettato da Arata Isozaki (vincitore del concorso internazionale di progettazione a inviti bandito nel 1998); nel 2013, invitato da un gruppo di entusiasti dilettanti dell’arte, sempre lo stesso tuona a Catania contro gli interventi di Giancarlo De Carlo presso il Monastero dei Benedettini.

Oggi lo storico e critico d’arte, deputato, sindaco, sottosegretario, assessore regionale, che si auto-propone come dominus unico della cultura artistica nazionale, guida una autorevole, trasversale e nutrita armata di esponenti della cultura italiana contro gli esiti del concorso di progettazione per l’ampliamento del palazzo dei Diamanti a Ferrara:
” L’intervento soffoca il rapporto dell’edificio con lo spazio aperto della città. E assume lo stesso assurdo significato che avrebbe aggiungere un canto alla Divina Commedia o all’ Orlando Furioso. La seguente raccolta di firme non è contro nessuno, ma per difendere l’integrità, minacciata da una visione utilitaristica, di un monumento che appartiene alla umanità. Ciò che vale per Dante e per Ariosto vale per Biagio Rossetti”.

Il nostro conduce una, a suo modo, coerente battaglia non solo contro ogni nuova visione progettuale ma anche contro le poche procedure (troppo poche) per salvaguardare, tramite il confronto, la qualità del progetto. Il concorso di progettazione è una modalità (non esclusiva, certo) che nella storia ha improntato e spinto in avanti la realizzazione di nuova architettura; mediante il confronto e non l’attribuzione….. a qualche “sottoscritto” del coordinamento di tutti gli interventi.
Sarà Vittorio Sgarbi, tra un generale battere di mani e tirare sospiri di sollievo, a dettare la soluzione, o meglio la non soluzione per la futura vita del monumento ferrarese?