LETTERA AL SINDACO DI CATANIA

cataniabrucia

Signor Sindaco, avv. Enzo Bianco

come IN/ARCH Sicilia, sezione regionale dell’Istituto Nazionale di Architettura che si pregia di avere la propria sede a Catania, le rassegniamo alcune riflessioni in relazione ai recenti fatti che confermano lo stato di rischio e degrado della città; ieri, 3 agosto 2015, l’ultimo di una serie di roghi (di cui ancora non sembrano chiare le cause, ma tutti a danno di persone senza fissa dimora, con status e legittimità da appurare) ha consumato il rudere incompiuto del cosiddetto Centro Culturale Le Ciminiere 2, in cui erano state spese ingenti somme provenienti dalle risorse comunitarie.

Siamo particolarmente colpiti dall’evento, che ha messo a rischio vite umane e a dura prova la sicurezza di una ampia porzione urbana, in quanto questo ha coinvolto un progetto di architettura e di città cui non si è voluto dare esito; il progetto di un luogo che avrebbe dovuto concentrare cultura e offerta di socialità e che, con l’adiacente Palazzo delle Poste e il sottoutilizzato Centro le Ciminiere, è invece diventato una delle tante parti off-limits della città, da cui la socialità e lo spazio comune hanno dovuto ritrarsi. Catania brucia, la Sicilia brucia.

Inviamo queste riflessioni che, pur in toni critici, la preghiamo di intendere come propositive. Non vogliamo certo fare opera di sciacallaggio, magari offrendo sponda ad interessi politici a lei avversi; ma non vogliamo permettere che l’evento in questione sia da chiunque derubricato a fortuita casualità e non invece al perdurare di condizioni di degrado, allo stesso identico modo rinvenibili in altre e numerose parti di Catania, frutto di cattive gestioni del denaro pubblico prima e di negligenze, incuria e indifferenza poi.

Le riflessioni che le rimettiamo, e che consideriamo tutte di straordinaria importanza, sottendono e chiedono (nei modi concertati e condivisi spesso da lei professati come cardine ideale del suo agire) una capacità di scelta ed azione per priorità strategiche che continuiamo a credere essenziali della buona pratica politica ed amministrativa. Sono quindi riflessioni forse dure, ma franche e aperte al dialogo.

  • Rimandando ai fatti prima richiamati, Signor Sindaco, noi non la possiamo ritenere responsabile:

dello stato in cui versa la città di Catania ed il suo territorio; uno stato che trova i suoi motivi in una incuria di lunga durata;

del degrado che caratterizza alcune plaghe del territorio, periferico e del centro città; un degrado, di aree pubbliche e private, che viene mantenuto e accresciuto per potere giustificare speculazioni vestite da grandi pulizie;

della scarsa integrazione sociale e del conseguente acuirsi di conflitti ed episodi di intolleranza o aggressività criminale;

delle attività economiche esercitate fuori dalle norme e dell’intensa e caotica frequentazione del centro cittadino nelle ore serali e notturne;

del progressivo venire meno della coesione sociale e dello scemare, a vantaggio dell’interesse ristretto e privato, dell’interesse ed attenzione alle sorti della città dimostrate dalla cittadinanza;

dei mancati investimenti in aree di emergenza dal punto di vista occupazionale e del fabbisogno di case; del rischio di allagamento cui sono esposte, in alcune zone urbane, intere famiglie e comunità;

del proliferare di opere infrastrutturali che provengono dal contraddittorio sommarsi di scelte autonome di diverse entità; un proliferare privo di regia ed integrazione funzionale;

di un sistema di trasporto pubblico inesistente, privo di integrazione modale e incapace di assicurare servizi minimi a cittadini, turisti, utenti urbani;

  • possiamo però, Signor Sindaco, richiamarla alla necessità di agire, e con ciò affermare (con riguardo per Lei, la sua Giunta ed il Consiglio):

che non ha affrontato e controvertito nessuna delle annose questioni che investono la città, la consumano, la desertificano; affermare che non ha aperto, se non in forme marginali, scarsamente incidenti sulla programmazione dell’amministrazione e di dubbio esito per la valorizzazione della città, alcun reale percorso di rinnovamento urbano;

che non ha ritenuto di raccogliere e proseguire interventi ed investimenti in aree nodali della città; che ha confermato lo stato di rischio per l’incolumità fisica e per l’allarme sociale voltando allo stesso tempo lo sguardo e proponendo una Catania che non esiste, che non viene vissuta dai suoi cittadini;

che, in consonanza con una moda politica che ha portato al varo della recente Legge Regionale 13/2015, ha in corso la proposta non di soluzioni ma di scorciatoie all’intervento nel centro storico; il tutto entro strumenti (la cosiddetta Variante per il centro Storico) attesi ed auspicabili, visto lo stratificarsi delle inerzie soprattutto per gli interventi privati, e dai quali non temiamo una possibile e da altri paventata distruzione ma dei quali piuttosto denunciamo la esplicita rinuncia alle necessarie scelte progettuali;

che non ha ancora aperto le porte di tanti spazi che invece di essere destinati all’abbandono potrebbero essere luoghi di nascita e sviluppo di attività economiche e culturali, cui le migliori componenti civili della città sono pronte a collaborare;

che ha avallato un sistema disintegrato di infrastrutture, esponendo il suo nome e quello dell’amministrazione come mentori di operazioni che, ove non correttamente governate e gestite con una chiara ed integrata visione urbana, si annunciano come prossimi ruderi;

che continua a proporre la mancanza di programma e progettualità per la città come strategia coscientemente assunta; che ha proposto il rimpicciolirsi di Catania a città tra le altre, incapace di assumere, come compito e responsabilità concreta, una visione di governo metropolitano che, per la sua dimensione e quella delle attività di servizio che in essa risiedono e su cui gravitano i cittadini di un’ampia parte della regione, non deve attendere leggi e riconoscimenti.

Non aspettiamo risposte a questa nostra, ma uno scatto propositivo e di azione verso il quale saremo come sempre aperti e certamente collaborativi.

Catania, 04/08/2015

arch. Ignazio Lutri – Presidente di IN/ARCH Sicilia

DOCUMENTO IN PDF